Che sia rock o classico, quante volte vi è capitato, durante un concerto, di vedervi proiettati sul palco pronti a dare un colpo alla batteria, a provare una scala di tutti i tasti di un pianoforte o ancora ad alternare il cantante con un assolo da urlo alla chitarra?
Dai, lo so che almeno una volta è successo anche voi e sto per dire che, in realtà, la vostra immaginazione non è poi così lontana dalla realtà.
Questa innovativa ed interessante possibilità nasce dalla collaborazione tra Eran Egozy, brillante israeliano creatore di Rock Band e Guitar Hero, e Lee Eun Young, compositrice poliedrica, che ha fatto della commistione di generi artistici e tecnologici il proprio biglietto da visita.
E, in anteprima mondiale, questo esperimento interattivo è andato in scena il 5 marzo 2016 alla Longy School of Music di Pickman Hall.
Ma andiamo con ordine: “12” questo il titolo di un normale, in apparenza, concerto da camera ispirato ai dodici segni zodiacali e, suonato dai nove straordinari musicisti, tra archi, fiati e pianoforti, del gruppo Radius Ensemble.
Nulla di diverso dai soliti concerti starete pensando e, invece ecco l’elemento insolito, e per questo, interessante di questa rappresentazione: il musicista-pubblico con il proprio strumento- smartphone.
Avete capito bene: i membri del pubblico con il proprio cellulare, azionato a percussione, partecipano, in tempo reale, alla performance influenzandone l’esito finale.
Egozy ha creato un software digitale, che attraverso uno specifico URL digitato sullo smartphone, apre un’interfaccia personalizzata che permette al pubblico di giocare con una grande varietà di suoni di percussioni, definiti in accordo con la compositrice del pezzo.
A farla da padrone quindi, oltre all’indiscussa bravura dei Radius Ensemble è l’esperienza di partecipazione del pubblico.
L’intento, di quella che sembra essere una fruttuosa collaborazione, è quello di generare un momento esperienziale durante il quale i membri del pubblico possono entrare nel processo di produzione musicale che, normalmente è accessibile solo per il musicista sul palco.
La scelta degli smartphone, spiega Egozy deriva dalla familiarità e dal comfort che oggi vengono associati a questi dispositivi, permettendo in questo modo, ad ogni partecipante, di sentirsi parte integrante della riproduzione e, perché no, di dare quella nota d’effetto in più, con un battito di dito sullo schermo del proprio apparecchio digitale.
Un progetto che il brillante Egozy vuole portare avanti per sperimentare fino a che punto può spingersi la produzione musicale digitale. Tanto che, lo stesso, ha inserito tra i suoi corsi al MIT, quello di Interactive Music Systems.
Nella prima parte di semestre, i diciotto migliori studenti selezionati, esplorano i concetti di produzione del suono, teoria musicale, visualizzazione di musica e di design interazione uomo-computer.
Una volta acquisite queste nozioni fondamentali, gli studenti pensano e danno vita ad un progetto definitivo che mira a creare un sistema che accetta l’input dell’utente in tempo reale, producendo qualcosa di musicalmente e graficamente interessante.
Un’intuizione che potrebbe rivoluzionare, in modo decisivo, il ruolo del pubblico durante i concerti, in una prospettiva di co-creazione ben definita e studiata che è sicuramente in linea con le attuali esigenze dei consumatori.
Per l’intervista completa MIT’s Eran Egozy on “12,” a chamber music debut with smartphone-driven percussion
Noi, aspettando le prime impressione e recensioni del concerto americano, continueremo ad aggiornarvi sul tema con la speranza che intanto, anche qui, nel paese dell’Arte per eccellenza, si possa giocare un po’ di più sull’innovazione e sulla sperimentazione.