Il silenzio assordante dei media nazionali sul gap strutturale del Mezzogiorno viene squarciato da un articolo di Les Echos. Il quotidiano francese, infatti, ha pubblicato un editoriale del suo corrispondente dall’Italia – Olivier Tosseri – che dice in poche righe quello che i media nazionali, da un po’ di tempo ormai, sono poco interessati a raccontare.
Tosseri racconta di un’Italia in cui il divario nord-sud si è ampliato per via della recessione economica: dal 2008 al 2014, gli investimenti sono crollati del 38% al Sud e del 27% al Nord; nell’agricoltura, il calo è stato rispettivamente del 38% e del 10,8%; mentre nel settore industriale la contrazione è stata del 59,3% al Sud, e del 17,1% al nord. Se le cifre appena fornite vi dicono poco o niente, aspettate di leggere il seguito. «Il divario economico tra la Lombardia e la Calabria — scrive il giornalista francese — è ora più importante di quello tra la Germania e la Grecia». Nello specifico: «un terzo dei 20 milioni di abitanti del Sud è a rischio di povertà, contro il 10% del Nord Italia». A completare il quadro non poco idilliaco si aggiunge il fatto che «il tasso di disoccupazione è, in media, il doppio del livello nazionale» e che il reddito minimo è due volte inferiore alla media nazionale. Forse, più che di dati allarmanti, dovremmo parlare di situazione tragica.
Il Meridione, del resto, paga lo scotto delle scellerate politiche assistenziali del passato, i cui effetti benefici si sono ben presto sfumati per via di negligenze e clientelismi che ne hanno ritardato l’attuazione. Archiviata la fase dell’interventismo tout court, si è passati a considerare il Sud un mero serbatoio elettorale da svuotare all’uopo con annunci e marchette. Nei fatti – però – i governi degli ultimi anni si sono distinti per inazione e disattenzione. Il perché di questo ce lo spiega, ancora una volta, il corrispondente dell’Echos: il Governo Renzi — scrive Tosseri con una chiarezza disarmante — è «desideroso di risultati a breve termine» e si fonda su «una narrazione politica positiva per rafforzare il ritorno alla fiducia», pertanto «si preoccupa poco di un tema che non è più di moda». Che fine ha fatto il “Masterplan per il Sud” annunciato da Renzi nell’estate scorsa e di fatto mai presentato?
Quello che i vari coinquilini di Palazzo Chigi sembrano restii capire è che colmare il divario nord-sud può essere il vero (se non l’unico) punto di partenza per la ripresa economica di un paese in affanno. Per fare questo non bastano gli investimenti a pioggia che politici meridionali e regioni acclamano a gran voce da alcuni anni. L’erogazione di fondi pubblici – infatti – non fa altro che assecondare il modello esiziale del passato, creando dei meccanismi perversi che affosserebbero ulteriormente le regioni meridionali. Occorre piuttosto intervenire sul piano politico-amministrativo con misure drastiche che segnino un vero punto di svolta rispetto al passato. Un’idea (per dire) potrebbe essere l’istituzione di una no-tax area per le imprese, che sarebbero incentivate a investire al sud, creando posti di lavoro e dando vita a cicli produttivi nuovi interamente localizzati nel Meridione. In cambio le regioni del Sud potrebbero rinunciare in toto a qualsiasi finanziamento da parte dello Stato centrale. Questo le costringerebbe a rivedere i sistemi di controllo, così da assicurarsi che il pagamento di quelle poche imposte (bassissime) da parte delle imprese.
Del resto, come dice Tosseri «il governo Renzi non potrà rimettere in moto l’Italia se il Sud rimarrà fermo». Che dire, se non chapeau?