Mangiare tutto o diventare vegani? L’argomento torna di stretta attualità dopo la recente scomparsa dell’alpinista e professoressa universitaria vegana Maria Strydom (34 anni), che appunto ha perso la vita pochi giorni fa sul monte Everest, mentre tentava di scalare le 7 cime più alte del mondo con l’obiettivo di dimostrare che i vegani possono fare qualsiasi cosa. Ed anche se altri due scalatori, onnivori, sono deceduti nella scalata, la notizia della Strydom ha continuato a far il giro del mondo a causa della sua scelta alimentare. Così si è innescato un forte dibattito sullo sport fra i vegani e gli onnivori. Con i primi sempre più numerosi ed a detta loro rinvigoriti da questa nutrizione. Ne sono esempi l’ex rugbista italiano Mirco Bergamasco, le due tenniste nonché sorelle Williams, Carl Lewis e la pattinatrice Meagan Duhamel che difendono a denti stretti il loro status di vegani, affermando che non sono malnutriti, anzi grazie a questo “nuovo” modo di mangiare sono diventati più forti e resistenti, a vantaggio delle loro prestazioni sportive.
Qualche esperto, come Gianfranco Beltrami – specialista in medicina dello sport, ha risposto alla BBC online che il cibo vegetariano è certamente compatibile con l’attività sportiva agonistica, però deve essere equilibrato, anche se chi consuma cibo vegano ha una scelta più limitata e si ritrova a mangiare sempre le stesse cose. Partendo dal presupposto che un atleta dovrebbe consumare 1,2 – 2 grammi di proteine per ogni chilogrammo di peso corporeo. Quindi i vegani devono puntare molto sul latte di soia, cereali integrali, mandorle, noci, legumi ed ovviamente tofu o seitan.
Un’altra conferma arriva dalla nutrizionista Roberta Bartocci che afferma l’importanza “per uno sportivo di consumare carboidrati, che sono vegetali che devono coprire il 60 – 70% dell’apporto quotidiano di calorie”, ricordando che “ci sono molti vantaggi anche per quanto riguarda la digeribilità” adducendo che negli ultimi anni l’alimentazione sportiva è diventata sempre più veg perché è disintossicante e concludendo che anche chi mangia carne dovrebbe limitarsi ad un consumo massimo di due volte la settimana.