A quanti sarà successo, almeno una volta nella vita, che, durante una tranquilla passeggiata in famiglia o tra amici, un semplice calcio, dato involontariamente ad una bottiglia o ad una lattina in strada, innescasse un vero e proprio tiki-taka, degno del miglior Barcelona di Guardiola.
Beh, sappiate che quell’azione così pura, naturale ed istintiva è stata trasformata, dagli Inglesi, gli inventori del football (quello vero), in un sport, dotato di regole, arbitri e punteggi, denominato walking football (calcio camminato).
L’invenzione risale al 2011, e l’Unione italiana sport per tutti (Uisp), dato l’enorme successo che la disciplina ha raccolto tra i sudditi di sua Maestà, con 250 squadre walking nate in pochi anni e migliaia di tesserati (tutti rimangono un po’ bambini), ha deciso di importarlo anche in Italia.
Le regole, sono molto simili a quelle dello sport più famoso al mondo, con alcuni accorgimenti, per evitare infortuni nel corso del match e per permettere anche ai giocatori più in difficoltà di poter scendere in campo.
La prima in assoluto, a pena di sanzione dell’arbitro, è che bisogna “camminare, non correre“ (“walk, don’t run“), già, perché i 12 camminatori (si gioca 6 contro 6) sono tutti over 50, la palla, poi, va tenuta bassa, massimo 1,50 metri da terra, sono vietati contrasti duri, scivolate o gioco violento e la durata dell’incontro è ridotta a 30 minuti circa, tra primo e secondo tempo.
La prima partita di Walking Football in Italia sarà disputata a Bologna il 15 novembre, e vi potranno partecipare tutti gli interessati.
Il fine che l’UISP intende perseguire è di allargare l’iniziativa anche al resto della Penisola, organizzando corsi e incontri anche nelle altre 19 regioni d’Italia. Lo sport, insomma, è visto non solo come elemento chiave per salvaguardare la salute, ma anche come un bel passatempo per chi, magari in pensione, ha a disposizione un po’ di tempo libero in più da dedicare ai propri hobby.