Nuova inchiesta internazionale, dopo i Panama Papers arrivano i Paradise Papers. È lungo e dettagliato l’elenco di figure eccellenti che comprendono il mondo dello spettacolo (tra cui Madonna e Bono Vox), della politica internazionale (la regina Elisabetta e la ex regina di Gordania, o il tesoriere del premier canadese Trudeau, o Wilbur Ross il ministro al commercio della squadra di Donald Trump) della finanza ( il plurimiliardario George Soros) delle grandi multinazionali ( Paul Allen, cofounder della Microsoft), che evadono le tasse tramite società offshore.
Che cosa sono le società offshore?
Le offshore sono, in parole povere, società create e registrate in base alle leggi di uno stato ma che svolgono attività in una nazione diversa da quella in cui sono registrate. I paesi in cui sono registrate sono quasi sempre nazioni in cui la legge prevede scarsi controlli e regimi fiscali agevolati, e per questo basano la loro economia sulla presenza di capitali esteri e sulle ricche commissioni guadagnate sulle transazioni finanziarie.
Il leak (grande fuga di notizie) si deve al lavoro del Consorzio di Giornalismo Investigativo (IJC) che comprende giornalisti di 67 paesi, ( in Italia vi prendono parte Espresso e Report). Il capofila dell’inchiesta questa volta è stato il giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, che ha ottenuto 13,4 milioni di file su società offshore.
In Italia il 12 novembre uno speciale di Report in onda alle 15.30 sarà dedicato ai Paradise Papers, mentre lo stesso giorno le pagine de L’Espresso ospiteranno l’inchiesta.
Il Consorzio di giornalismo internazionale era già stato alla ribalta lo scorso anno con i Panama Papers, i documenti segreti dello studio Mossack Fonseca, che nel 2016 hanno per la prima volta rivelato come riescono i potenti della terra ad occultare i propri patrimoni nei paradisi fiscali e societari. L’inchiesta sui Panama Papers si è aggiudicata il premio Pulitzer 2017. Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese che aveva fatto parte del network ICJ, contribuendo a fornire nomi di figure riguardanti il governo di La Valletta, è stata barbaramente uccisa da un’autobomba davanti la sua casa il 15 ottobre scorso. Ancora non si sa nulla sul mandante dell’omicidio.
Tra i punti salienti dei Paradise Papers, ci sono gli affari tra la Russia e il segretario al Commercio americano Wilbur Ross. Ross infatti, ha una partecipazione, nascosta da società offshore, in una compagnia di navigazione controllata dai più potenti uomini d’affari russi, molto vicini a Putin. E grandi aziende energetiche e banche statali russe hanno investito milioni e milioni di dollari su Facebook e Twitter durante le ultime elezioni presidenziali statunitensi.
I vertici delle due aziende si sono rifiutati di rispondere a molte delle domande dell’elenco che il New York Times ha pubblicamente posto loro, proprio per la questione delle infiltrazioni di post sponsorizzati da aziende russe durante il periodo elettorale.
Non soltanto Repubblicani coinvolti. Il plurimiliardario George Soros, ungherese naturalizzato statunitense, grande finanziatore dei Democratici, risulta tra i nomi dei file. È curioso che Soros, tra i filantropi che finanziano il Consorzio di giornalisti, sia all’interno della nuova inchiesta: “Le sue strutture di private equity ricorrono a una rete di offshore per operare nel campo delle riassicurazioni (maxi-polizze per altre compagnie assicurative)” riporta L’Espresso.
Il consorzio ha chiesto spiegazioni a Madonna, a Soros e a molti altri, ma non ha ricevuto risposta.
Se Amazon e Apple, o Starbucks e Uber hanno fatto recentemente scalpore per la questione poco chiara del pagamento delle tasse in Unione europea, i Paradise Papers mostrano come l’elite mondiale riesca, senza ricorrere a trucchetti visibili, a creare una vera e propria economia parallela evadendo le tasse grazie a società offshore.
I file in possesso del Suddeutsche Zeitung provengono da due studi che gestiscono società offshore. Uno dei due è Appleby , che ha il quartiere generale nelle Bermuda, con nove filiali.
L’altro è Asiaciti Trust, fondato a Singapore. Entrambi gli studi hanno rispettivamente 9 e 7 sedi tra le isole Cook, Panama,Caraibi, isole del Pacifico, Antigua, Samoa, Hong Kong, Malta, e altri nazioni “paradisi fiscali”. Il primo “faldone” dei file ottenuti contiene quasi 7 milioni di documenti. Il secondo ne contiene più di 560 mila. A questi bisogna aggiungere i dati tratti da 19 registri commerciali tenuti dai governi dei più riservati paradisi fiscali . Si tratta di 6 milioni di dati che “rappresentano un quinto delle più attive, e segrete, giurisdizioni del globo” scrive Biondani de L’Espresso.
I Paradise Papers rivelano che Appleby, la cui fama di efficienza è secolare, sia stato multato dall’autorità monetaria delle Bermuda per aver contravvenuto alle norme antiriciclaggio internazionali.
Tra i clienti di Appleby, spiccano Madonna e Bono Vox. Mentre la cantante internazionale Veronica Ciccone fa indirettamente parte del gruppo azionario di un’azienda farmaceutica, Bono aveva delle quote di azioni in una società maltese che ha aperto un centro commerciale in Lituania, che “però – puntualizza il portavoce del leader degli U2 – è stata chiusa nel 2015 e Bono Vox era solo un azionario passivo”.