Raqqa, nord-est della Siria. Sede dell’omonimo governatorato. Quartier generale dello Stato islamico. Roccaforte dell’ISIS. È concentrata qui, nelle ultime settimane, l’attenzione del mondo intero. Ha sede qui il terrore. L’aeronautica francese ha già colpito diversi obiettivi strategici controllati dai terroristi all’interno di quest’area ma non è certo finita qui. La portaerei Charles de Gaulle, ammiraglia della marina militare transalpina, è salpata avantieri e sta raggiungendo in queste ore le coste ad ovest della Siria. Anche le navi da guerra russe si stanno portando in quei luoghi. Si porranno a presidio del Mar Mediterraneo, ufficialmente. Ed i raid aerei continueranno ad attaccare obiettivi strategici, nel frattempo. Ma la realtà è che, ormai, la scintilla si è accesa. E non potremo più tornare indietro: questa è guerra. Mondiale o non che sia, chiamatela pure come preferite, la sostanza non cambia.
Abbiamo tutti paura, adesso, non neghiamolo. Il terrore ha avuto origine a Parigi ma rapidamente si è allargato a macchia d’olio nel resto d’Europa: “pacchi sospetti” vengono ritrovati quotidianamente in Germania, in Inghilterra, in Belgio e persino qui da noi, in Italia. Le città vanno in tilt e la psicosi diviene collettiva. Basta sentire il minimo rumore per temere che l’orrore sia dietro l’angolo di casa nostra. Tutto ciò mentre i leader mondiali si interrogano su come agire e sull’eventualità di intervenire militarmente al fianco delle truppe francesi e russe. Barack Obama si scaglia contro il presidente siriano Assad:”se ne deve andare“. Vladimir Putin afferma al G20, appena terminato in Turchia, che “i finanziatori del terrorismo sono qui, seduti in mezzo a noi“. Insomma, ognuno la pensa a modo suo e non vi è più alcuna certezza sul futuro.
Intanto, in Francia, si piangono ancora le vittime dell’orribile attentato di venerdì 13 novembre scorso. E la polizia prosegue i blitz alla ricerca dei terroristi sfuggiti all’arresto. Le altre capitali europee, contemporaneamente, si blindano ed alzano ai massimi livelli le misure di prevenzione. Ma come si è arrivati a tanto? Cosa ha reso possibile una realtà così atroce? L’incapacità del presidente Assad nel gestire la guerra civile che da mesi bagna di sangue le città siriane, ormai schiave dell’ISIS? La “permissività” della Turchia che ha consentito a chiunque il transito verso l’Europa? L’inadeguatezza dell’intelligence occidentale? Difficile a dirsi con certezza. Così come è difficile, ad oggi, prevedere quali possano essere le sorti future del nostro Continente.
Cosa certa, invece, è che i vigliacchi responsabili degli attacchi a Parigi hanno aperto il coperchio di un vaso che restava sigillato da decenni. E dal quale non verrà fuori nulla di buono, come in una preoccupante rivisitazione del mitico vaso di Pandora. L’unica speranza, adesso, è che l’umanità si renda conto di aver imboccato la strada sbagliata, ancora una volta. Mentre il tempo corre inesorabile ed i venti d’Oriente iniziano a soffiare sempre più forti sulla vecchia, cara, Europa.