Ancora pochi e troppo lontani dall’obiettivo di eradicare l’Epatite C. Nel mondo solo Australia, Egitto, Francia, Georgia, Germania, Giappone, Islanda, Olanda e Qatar stanno rispettando la tabella di marcia data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevede che entro il 2030 si riducano del 90% le nuove infezioni e del 65% le morti causate dai virus B e C. questo quanto emerso dal rapporto del Polaris Observatory presentato a San Paolo del Brasile al World Hepatitis Summit.
L’Italia, in compagnia di Stati Uniti, Canada, Brasile e altri Paesi, molti dei quali europei, si trova nel secondo gruppo, quello di chi “sta lavorando per raggiungere l’obiettivo”.
I dati italiani, rilevano gli esperti, sono in chiaroscuro. Da una parte il numero di trattamenti garantiti per l’epatite C è molto alto, in linea con le richieste dell’Oms, ma sul nostro paese pesa una grande quantità di casi ancora non diagnosticati.
Secondo le stime il totale delle persone infette nel nostro paese scenderà nei prossimi anni dalle attuali 750mila a 270mila nel 2030, mentre per gli obiettivi dovrebbero arrivare a 214mila. Se inoltre nel 2017 il 43% di chi è infetto in Italia ha una diagnosi, il divario resterà alto ancora per molti anni.
Il World Hepatitis Summit si è aperto il primo novembre, gli esperti hanno constatato l’impossibilità di raggiungere l’ambizioso obiettivo di eradicare l’epatite se non si trovano le infezioni “nascoste”. La tabella di marcia dettata dall’Oms prevede che per il 2030 le nuove infezioni si riducano del 90%, e una decrescita del 65 per cento delle morti causate dai virus B e C, che nel mondo uccidono oltre un milione di persone l’anno.