Errare, sbagliare, aberrare, peccare, perseverare! Quante volte le nostre vite, i nostri comportamenti si sono incontrati/scontrati con i precedenti termini ?!? Ci sarà capitato infinite volte, eppure, non vogliamo mai imparare la lezione. Siamo rassegnati nel ricommettere lo stesso errore. Accade con il cibo, non esisterà mai l’ultima volta che mangeremo quel dolce gustoso ed extra calorico!!! Accade con gli acquisti, negozi e ristornati, dove ci promettiamo di non rimettere più piede in quel posto e puntualmente per un motivo od un altro ricaschiamo lì. Non c’è da stupirsi nemmeno se accade con il nostro/a compagno/a di vita.
Il The Atlantic in un suo articolo ha analizzato i tre meccanismi che ci fanno ricadere nello stesso comportamento, errare. Si parte sempre dallo sbaglio, che una volta commesso ci fa appunto sentire in colpa e ci fa pentire della nostra azione. Però subito dopo iniziamo ad essere benevoli con noi stessi e tendiamo a perdonarci, promettendoci che sarà l’ultima volta. Niente da fare, puntualmente continuiamo ad errare, quasi consapevoli che poi ci sarà l’auto perdono. Il “grave fatto”, ripetuto anche, non ci leverà la voglia di farlo nuovamente. E non è da sottovalutare il nostro cervello, il comandante del nostro corpo, delle nostre voglie, e perché no dei nostri errori. Moltissime ricerche hanno portato in evidenza il ruolo strategico che gioca il nostro cervello nella ripetizione degli sbagli, degli errori. Cosa succede ? Il nostro cervello rimane attento e concentrato sugli stimoli che in passato abbiamo considerato piacevoli, giusti. Magari quegli stessi stimoli che poi ci hanno indotto a non resistere ad una tentazione. Ed ecco che torniamo a quel dolce super gustoso, nonché extra calorico, descritto ad inizio articolo. Se questo dolce ingerito in passato ha prodotto dopamina (il neurotrasmettitore collegato con il piacere) nel nostro cervello, avremo nel presente ed in futuro difficoltà a ricordarci che avremmo dovuto resistere (per vari e differenti motivi) a questa tentazione.