Quando sei una bambina, come tutte, desideri una bambola tutta per te. Erano gli anni ’90 e la bambola più desiderata era la Barbie: bionda, gambe lunghe, bellissima; era il sogno di tutte! Il prodotto di punta della Mattel, azienda americana fondata da Harold “Matt” Matson e Elliot Handler nel 1938, non conosce rivali.
Arrivano gli anni 2000, quando l’allora dipendente della Mattel, Carter Bryant, decide di mettersi in proprio: disegna una nuova bambola, la Bratz, e la propone a Isaac Larian della MGA Entertainment, che nel 2001 la lancerà sul mercato, con immediato successo. L’anno successivo, la Mattel inizia a subire i primi colpi della concorrenza; per rispondere al primo calo di vendite, lancia la linea di Barbie “My Scene”: barbie truccatissime e fashioniste, un po’ troppo somiglianti alle Bratz.
La guerra legale è inevitabile: la MGA Entertainment afferma che la Mattel stia copiando i propri modelli, la Mattel porta in tribunale l’azienda accusando Carter Bryant di aver ideato le Bratz quando ancora lavorava per loro, rubando dei disegni di proprietà della Mattel. Dopo un lungo sodalizio tra giudici e avvocati, a spuntarla è la Mattel, con ben 100 milioni di dollari; inoltre tutte le Bratz dovranno essere rimosse dagli scaffali.
Le Bratz sembrarono finire nel dimenticatoio, ma non per la signora Singh.
Sonia Singh vive in Tasmania, in Australia, insieme alla figlia e al marito.

Fin da piccola aveva la passione per le bambole, così per gioco si è cimentata nel loro recupero; comprava bambole usate, con parti mancanti o rovinate, per pochi dollari, soprattutto Bratz.
Solo che le Bratz non le piacevano: il trucco le rendeva volgari e per nulla somiglianti alle bambine reali. Così si armò di cotone e solventi per cancellare dalla faccia delle bambole quel cerone e poter ridisegnare un volto più naturale e familiare. Spogliò le Bratz dei toppini e delle minigonne, per rivestirle con morbidi maglioncini, pantaloni colorati e scarponcini, tutti indumenti fatti a mano dall’amorevole madre di Sonia.
Queste piccole bambole campagnole hanno conquistato il cuore di molte bambine, ma anche di tanti genitori a cui l’idea è piaciuta; tutti le vogliono e tutti ne parlano, da ogni parte del mondo e Sonia è sommersa dalle richieste! La pagina Facebook Tree Change Dolls sfiora il mezzo milione di like e il suo successo sta divenendo virale.
L’iniziativa è piaciuta molto: ora la signora Singh ha creato un proprio sito e vende le sue bambole su uno store online, ma sono quasi sempre sold-out. Sonia, inoltre, devolve il 20% del ricavo di ogni bambola venduta all’IWDA (International Women’s Development Agency) ed è quindi impegnata nella difesa dei diritti per le donne.
Recentemente le Bratz sono tornate sulla piazza insieme alla MGA Entertainment, che vorrebbe riscuotere la rivincita sulla Mattel, ormai indebolita dalla crisi del mercato. Chissà se la signora Singh riuscirà un giorno, con la sua impresa, a imporsi sul mercato accanto ai due giganti produttori di giocattoli.
Le premesse ci sono tutte: il progetto è originale e alla gente piace! Le Tree Challenge Dolls sono adorabili, ti sorprendono con la dolcezza che il volto ti regala e nella loro semplicità diventano le tue migliori amiche, o almeno le best friends delle nostre bambine.
Che male c’è a riscoprire il piacere di giocare, come si faceva una volta? Quando eravamo noi i bambini, tablet e cellulari erano ancora un miraggio: il tempo lo si passava a giocare con le bambole, si inventavano storie meravigliose, si giocava per strada o in giardino, insieme agli amici, e il mondo era una continua scoperta. È meraviglioso pensare probabile il ritorno di quel ricordo e quelle emozioni, in ogni giorno, per ogni bambina di oggi.