La notizia del giorno è che la Gran Bretagna, per effetto del referendum tenutosi ieri, uscirà dall’Unione europea. Il 51,9% dei votanti ha infatti optato per “lasciare l’UE”, contro il 48,1% di coloro i quali volevano rimanerci.
Non è il caso di soffermarci su quali saranno le conseguenze economiche e sociali, né tantomeno su come cambierà la nostra vita e quella dei cittadini britannici all’indomani del “Brexit”: analisi di questo tipo li trovate agilmente su tutti i quotidiani e comunque lasciano il tempo che trovano, perché non è possibile fare delle previsioni accurate. Per il momento possiamo dire che i mercati hanno reagito malissimo: Piazza Affari perde l’11%, i bancari sono colati a picco, e tutte le Banche centrali sono pronte ad intervenire a livello monetario per stabilizzare i mercati.
Al di là di questo, mi piace credere che, paradossalmente, l’uscita dalla Gran Bretagna dall’Unione europea può rappresentare per quest’ultima un punto di ripartenza. Superate le preoccupazioni del giorno dopo — infatti — questa potrebbe essere l’occasione per ripensare adeguatamente l’Unione europea e, horribili dictu, per ricostruire il sentimento europeo che ha caratterizzato il processo di integrazione ai suoi albori e che oggi, per varie ragioni più o meno note, si è indebolito.
Da quando si è appreso che in UK ha vinto il “leave”, ho notato che si sono cominciati a sprecare i commenti di rammarico, se non addirittura di critica, per la scelta fatta. La cosa interessante è che commenti di questo tipo sono arrivati, non tanto dai leader politici alla cui sterile melassa siamo abituati, quanto piuttosto da semplici cittadini, che dell’Unione sono il vero hummus. È la prima volta che il fronte europeo, nella sua compagine popolare, serra così tanto le file. Ed è dunque da qui che deve ripartire la riflessione sull’Europa.
Detto altrimenti, il Brexit è sì una cesura nella storia dell’integrazione europea, ma può essere anche un punto di svolta che consenta di correggere le storture che rendono l’UE invisa ai cittadini degli Stati membri. Quegli stessi cittadini che solo oggi, all’indomani dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE, stanno estrinsecando un’identità europea, che l’Unione deve puntare a consolidare per ripartire.