Il carbone vegetale, quella sostanza che, per anni, le mamme nostrane hanno utilizzato per risolvere imbarazzanti problemi intestinali e che, oggi, è divenuto l’ingrediente segreto che “colora” di nero pane, pizze e cornetti sulle tavole di tutta Italia, è, da qualche giorno al centro della bufera.
L’interrogativo, cui ancora non si è trovato pacifica soluzione, è se questa sostanza sia realmente utile o se, invece, essa possa risultare finanche nociva.
Due le “scuole di pensiero” formatesi in proposito: l’una, quella Europea, che adora a tal punto l’ingrediente da (ab)usarlo ormai per ogni creazione pastaia, l’altra, quella Americana, che invece lo ha bandito assolutamente dai laboratori yankee, ritenendolo addirittura cancerogeno.
La problematica non è, certamente, sfuggita all’attenzione del presidente di Assipan Italia, Claudio Conti, che, qualche giorno fa, ha sollevato la questione, inviando a tutte le sedi provinciali dell’associazione panificatori Confcommercio una missiva in cui ricordava la natura colorante (E153) della sostanza (qualificata, dunque, come additivo) ed il divieto imperativo dell’uso di tali prodotti nella produzione di pane et similia.
La questione, così posta, ha convinto l’Asspanificatori a chiedere un parere ai Ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico, dai quali si attende, entro un mese, risposta in merito alle norme sugli additivi.
In un’epoca in cui al culatello si preferisce il millepiedi e al cotto di Parma il lombrico, è bene precisare come nessuno studio, nel Vecchio Continente, è stato condotto al fine di testare se effettivamente il suo utilizzo possa nuocere la salute. La sua vendita è, infatti, stata vietata solo negli Stati Uniti, dal momento che la FDA (Food and Drug administration) teme possa avere effetti cancerogeni. Non mancano, invero, tra gli esperti voci contrarie che ritengono il “pane nero” assolutamente equivalente a quello comune, distinguendosi solo per il gusto e non per gli effetti (anche positivi – pare non sia effettivamente più digeribile di quello bianco).
Insomma, nell’attesa di qualche risposta certa scientificamente accreditata, incrociamo le dita che non arrivi mai il giorno che, anche il pane ci venga vietato!