E’ quasi un anno che questo dibattito riscalda la rete, i giornali, le tv e tutti i forum di settore. Ma perchè si è alzato questo polverone attorno all’olio di palma?
Il problema fu sollevato da Ségolène Royal che per prima condannò la Ferrero di usare l’olio di palma nella Nutella sconsigliando di acquistarla e di farla mangiare ai bambini.
Bisogna ripiantare in modo massiccio degli alberi perché c’è stata una deforestazione massiccia che è una delle cause del riscaldamento climatico e bisogna smettere di mangiare la Nutella. (Ségolène Royal)
Da allora si crearono due schieramenti che trattavano l’argomento sotto un altro punto di vista, quello salutistico dell’alimento: chi attaccava a spada tratta le multinazionali colpevoli di immettere sul mercato alimenti cancerogeni, dall’altro chi con raziocinio analizzava il problema cercando di capire se realmente fosse vero che l’olio di palma facesse male.
Il vero problema è che per produrre l’olio di palma, come detto anche dalla Royal, l’impatto ambientale è notevole.
Per far fronte alle richieste del mercato ettari e ettari di alberi sono stati buttati giù per dar spazio alle piantagioni per la produzione di olio di palma.
Contro il disboscamento però molte aziende hanno voluto aderire alla certificazione RSPO, voluta da WWF, la Ferrero in primis.
L’RSPO garantisce la coltivazione nel suo habitat naturale con metodi sostenibili senza sfruttare il lavoro delle comunità locali.
Ma quindi l’olio di palma fa male?
L’olio di palma ha carrateristiche tali da essere preferito agli altri oli vegetali perché può conservarsi più a lungo e resiste maggiormente agli sbalzi di temperatura senza alterarsi e senza produrre sostanze tossiche. Inoltre ha caratteristiche chimiche, dovute alle catene lunghe degli acidi grassi, di cui è composto, simili ai grassi animali, quindi conferisce buona cremosità agli impasti e a differenza dei grassi animali non contiene colesterolo.
Ha inoltre conclamate proprietà antiossidanti, soprattutto il frutto dal qualche si estrae l’olio.
In seguito alla raffinatura le proprietà antiossidanti diminuiscono ma riesce ad avere un punto di fumo migliore rispetto a tutti gli altri oli e grassi.
Ne consegue una inferiore tossicità.
È quindi del tutto sbagliato discutere circa la sua cancerogenicità. Contiene inoltre molti carotenoidi, infatti il frutto ha un colore rossastro, che però si perdono in seguito alla lavorazione.
L’olio di palma va quindi preferito a tutti gli altri grassi ma non è un “toccasano”, come il “burro” infatti va assunto con moderazione essendo composto dal 47% (percentuale identica al burro animale) di grassi saturi che per intenderci sono quelli che fanno male ad arterie e cuore.
Quindi perchè molte associazioni e testate giornalistiche hanno fuorviato il consumatore amplificando il danno già commesso della ministra francese asserendo che l’olio di palma facesse male, addirittura che fosse cancerogeno? Verrebbe da dire ecco un tipico esempio di “terrorismo industriale”.