I rimedi omeopatici sono da sempre messi in discussione circa la loro efficacia. Molte persone negli anni si sono orientate verso l’omeopatia soprattutto in seguito ad un trattamento farmacologico di prima linea che non ha dato loro i risultati sperati.
Le statistiche infatti parlano chiaro, circa 4 persone su 5 si sono affidate a queste cure definendosi soddisfatti.
Ma in realtà, come rivela l’ultima ricerca condotta dal National Health and Medical Research Council australiano, si tratta solo di un mero effetto placebo. Inoltre, sempre secondo questa ricerca, rivolgersi a cure omeopatiche distoglie il paziente dalle cure convenzionali con il risultato che il paziente danneggia se stesso non usando farmaci la quale efficacia, relativamente alla patologia, è assolutamente verificata.
Paul Glasziou, professore alla Bond University nel Regno unito, ha guidato il gruppo di lavoro del Medical Research Council.
È stato lui in un blog pubblicato sul British Medical Journal a definire l’omeopatia “un vicolo cieco”.
Tra i disturbi per i quali è stata valutata l’efficacia dell’omeopatia ci sono artrite reumatoide, radiodermatite, stomatite dovuta a chemioterapia e infezione da hiv. “Quello che mi ha scioccato”, racconta ancora Glasziou, “è che diverse organizzazioni promuovono l’uso dell’omeopatia per la cura di diversi disturbi infettivi, tra cui l’Aids e la malaria.”
In realtà sebbene le sostanze omeopatiche sono da considerarsi al pari di un placebo, le cure che prestano gli operatori del settore, che spesso sono anche medici, vantano un approccio col paziente differente rispetto a quello tradizionale.
Probabilmente risiede proprio in questo l’effetto positivo che si ha sul malato. Parlare col malato, conoscere la dimensione psicologica, i comportamenti, le abitudini alimentari portano la malattia su un piano più umano.
Limando il rapporto medico/malato/malattia molte patologie, di fatto, vengono affrontate meglio dal paziente.
L’omeopatia va quindi intesa come un supporto alle terapie tradizionali e non come un’alternativa ad esse.