Dopo aver già vinto nel 2004 come migliore attrice non protagonista per Ritorno a Cold Mountain, Renée Zellweger ha ottenuto il meritatissimo riconoscimento interpretando uno dei simboli del cinema americano riuscendo ad evocare non solo l’aspetto esteriore di questa grande star ma soprattutto la sua anima.
E’ la stessa Renée a dichiarare nel suo discorso di ringraziamento: “Quando celebriamo i nostri eroi ci ricordiamo di chi siamo, come un tutt’uno, uniti. Judy Garland ricevette questo Premio a suo tempo e sono certa che questo momento sia un’estensione di quella celebrazione che è iniziata sul nostro set ed è rappresentativo del fatto che la sua eredità di eccezionalità unica e inclusività e generosità d’animo, che trascendono i traguardi artistici di ognuno.”
Il film, diretto da Rupert Goold, celebra la grande Judy Garland, da star bambina a protagonista di ruoli adulti fino a icona gay, la cui vita personale e professionale fu caratterizzata da alti e bassi devastanti. E’ lo stesso regista a dichiarare: “volevo bilanciare la leggenda con la donna umana e reale: la madre e il mito”. Il film si concentra sulla nascita e il declino dell’artista, in particolare sull’inverno del 1968 in cui Judy Garland arrivò nella Swinging London per prepararsi allo spettacolo “The Talk of the Town”, combattendo con la direzione e affascinando tutti i musicisti. Fragilità, ma anche ironia e effervescenza che Renée Zellweger riesce egregiamente a portare sullo schermo.
L’abilità alla regia di Rupert Goold e l’interpretazione toccante di Renée Zellweger mirano a mostrare come dietro gli abiti di scena e le regole della finzione c’era una donna con una enorme complessità emotiva che ha sofferto veramente, che ha amato lo show business disperatamente e da esso è stata infine divorata.