Panama Papers, il più grande scandalo finanziario, la più grande fuga di notizie che sta facendo tremare (e non poco) Vip, politici, imprenditori. 378 giornalisti di tutto il mondo, dipendenti di varie testate associate nel “The International Consortium of Investigative Journalists” (ICIJ), hanno svolto un’inchiesta a livello internazionale che ha portato all’emersione di 11,5 milioni di documenti riguardanti lo studio legale Mossack e Fonseca di Panama, creatore di tantissime società offshore. Ovvero società che portano capitali in alcune zone estere. Nello specifico in Paesi dove si pagano tasse pari quasi a zero, e dove i proprietari ed i conto correnti rimangono segreti, al fine di tutelare e rendere irrintracciabile la propria ricchezza.
Nel caso concreto lo studio legale citato in precedenza si occupa per l’appunto della fondazione di queste società, registrate nei così detti paradisi fiscali. Lo studio Mossack – Fonseca costituito a Panama nel 1977 ha 40 uffici sparsi per il mondo e circa 500 dipendenti. Ad inizio marzo è stato coinvolto nell’inchiesta Petrobas (azienda petrolifera a controllo del governo di Brasilia – Brasile) che ha portato alle dimissioni da Presidente Ramon Fonseca. Invece in merito al “Panama Papers” immediatamente lo studio legale si è dichiarato non responsabile delle attività che i clienti svolgono con le società create per loro. Eppure in qualche maniera questi documenti sono usciti allo scoperto, grazie ad un “whistleblower” – fonte anonima, che è riuscito ad entrare in possesso di migliaia di documenti, 2,6 terabyte di materiale. Questo materiale è passato poi in mano al quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung che si è rivolto ad ICIJ (il consorzio internazionale di giornalismo investigativo che conta oggi 190 giornalisti di 65 Stati, specializzato in inchieste su crimini e corruzioni internazionali) per analizzare meglio il contenuto. L’unica testata italiana facente parte è “l’Espresso”.
Sono coinvolte 214 mila società offshore di persone residenti in più di 200 Stati. Le persone note emerse ad oggi sono i premier di Islanda e Pakistan, il re del Marocco e dell’Arabia Saudita, il Presidente della federazione russa, il capo di governo del Regno Unito ed oltre 550 banche, fra cui le italiane Ubi ed Unicredit. Ed altre persone italiane? l’Espresso ha pubblicato parecchi nomi fra cui di Luca Cordero di Montezemolo, lo stilista Valentino, la conduttrice Barbara D’Urso, il finanziere Simone Cimino, l’ex Senatore della Repubblica Nicola Di Girolamo, l’attore Carlo Verdone e presto sicuramente ne usciranno degli altri.
E’ opportuno precisare comunque che avere una società offshore non è illegale se lo si comunica alle autorità fiscali italiane al fine di farle rientrare nella dichiarazione dei redditi, però di questo l’inchiesta “Panama Papers” non se ne occupa non avendo accesso ai dati fiscali delle persone.