Entro due mesi il Governo dovrà definire il nuovo Documento di Economia e Finanza, predisporre il disegno di legge delega sulla riforma dell’Irpef e decidere se sarà possibile intervenire sulle pensioni già dal 2021.
Sul versante della previdenza nella prossima manovra dovrebbe in ogni caso essere inserita un’indicazione del meccanismo da attivare per evitare che si materializzi il rischio “scalone” tra fine 2021 e inizio 2022, con la fine della sperimentazione triennale delle nuove uscite anticipate volute dal Governo giallo-verde. Una sorta di impegno anche allo scopo di rassicurare i lavoratori e scongiurare così il rischio di una fuga ai pensionamenti nel corso del prossimo anno. Già a marzo, terminato il primo giro di tavoli tecnici sulla previdenza, i ministeri dell’Economia e del Lavoro dovrebbero cominciare a chiarire la loro posizione ai sindacati.
A poter decretare lo stop anticipato della misura alcune posizioni politiche di frange da sempre avverse a Quota 100. Italia Viva da tempo critica la misura e spinge per un suo superamento accelerato, allo stesso tempo anche il PD non ha mai visto di buon occhio la misura.
Al governo si parla della Quota 102, vale a dire una misura basata sulla flessibilità in uscita con 64 anni di età e 38 di contributi, ma con un calcolo contributivo dell’assegno finale.
Questa misura manderebbe in tilt Quota 100. Se davvero una riforma verrà approvata entro la fine di questo 2020, Quota 100 potrebbe essere a rischio.