Sembra ormai un tormentone mediatico in cui ci si schiera a favore o contro. Chi la pensa come Apple nella tutela dei dati dei propri utenti è Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, e il CEO di Google. “Siamo dalla parte di Apple, crediamo nella crittografia e non crediamo che inserire una backdoor sia sinonimo di sicurezza”.
Ci sono molti dubbi sulla vicenda e la domanda sorge spontanea. Apple non avrebbe potuto in casi eccezionali provvedere personalmente al recupero dei dati e fornirli alle autorità competenti?
La risposta non è scontata come sembra e al contrario si è alzato un vero e proprio muro tra il governo americano e Apple.
Tim Cook, CEO di Apple, è categorico, fornire una backdoor alle autorità creerebbe un pericoloso precedente che può coinvolgere tutti gli utenti ledendo la privacy anche per fini meno nobili da questo. Questa affermazione carica di un senso di liberalità sembra essere un punto di vista corretto e vede una delle più grandi aziende mondiali schierarsi dalla parte e a tutela del consumatore – verrebbe da dire “ma proprio Apple?”.
Le cose invece sembrano essere totalmente diverse e Apple pare abbia cavalcato l’onda mediatica col tentativo di associare la parola “sicurezza” ai propri prodotti. Questo perchè in realtà la faccenda sarebbe potuta andare diversamente e passare in sordina, del resto chi avrebbe potuto accusare Apple di fornire i dati di una persona pericolosa al fine di comprendere e recuperare informazioni di altri terroristi prevenendo qualche altra tragedia?
Una backdoor è, come dice la parola stessa, una porta sul retro che serve a tecnici e operatori del settore ad intervenire su un dispositivo per effettuare operazioni di assistenza, non è pertanto una falla di sicurezza ma una porta abbastanza sicura la quale chiave, altamente sicura e complessa è solo ed esclusivamente nelle mani di Apple e può essere usata solo per scopi particolari. Voi pensate che questo compromesso non sia giusto per tutelare la sicurezza e l’incolumità di tutti? O ancora meglio pensate che Apple non abbia realizzato davvero, come del resto si è sempre fatto, una backdoor per i propri dispostivi e adesso sta facendo finta che non esista alcuna porta sul retro e che se ci fosse sarebbe un pericolo per tutti?
Del resto una back door non significa che il vostro telefono sia meno sicuro e come lo stesso McAfee afferma: “entrare su un dispositivo cifrato non è impossibile, richiede solo del tempo”. Le similitudini per comprendere il meccanismo sono assimilabili ad entrare in una cassaforte realizzata a prova di bomba, ci vorrà del tempo, ma prima o poi cederà e si aprirà.
Insomma che ci sia o meno una backdoor il vostro dispostivo può essere comunque aperto in un modo o in un altro.
Anche Bill Gates è intervenuto sulla vicenda schierandosi contro Apple e mettendosi al fianco dell’Fbi nella vicenda.
In una intervista al Financial Times il cofondatore di Microsoft dice di non essere d’accordo con Tim Cook sul fatto che sbloccare un iPhone vuol dire mettere a rischio la sicurezza di tutti: “Questo e’ un caso specifico, non generale, in cui il governo chiede informazioni”.