Qualità della vita. Anche per quest’anno, 2015, il Sole 24 Ore ci fornisce utilissimi dati, stilando la classifica dei capoluoghi di provincia dove si vive meglio. L’autorevole ricerca condotta dal quotidiano economico italiano, ha messo in evidenza molti aspetti importanti, che magari dovrebbero far riflettere amministratori locali, cittadini e Governo. Come gli anni scorsi, sei sono state le tematiche messe in campo, tenore di vita, affari e lavoro, servizi/ambiente/salute, popolazione, ordine pubblico e tempo libero, quindi con un totale di 36 indicatori. Si è giunti così alla classifica finale.
Ancora una volta si evince una profonda differenza fra Nord e Sud, tenendo conto sempre delle tematiche citate sopra sulle quali il Sole 24 Ore ha condotto la ricerca. Il primo posto in classifica, come qualità della vita, ritorna alla città di Bolzano, che negli ultimi 26 anni è stata per ben cinque volte in testa, l’ultima volta nel 2012. Da sottolineare l’alto tasso di occupazione, 71% e le spese di consumo, 2.660€ per famiglia, molto più alte della media nazionale. Al secondo posto troviamo una new entry, Milano, che sale sul podio grazie agli indicatori di benessere, come pensione e PIL, ottima città anche per lo svago ed il tempo libero dove ogni giorno ci sono varie opportunità. Ultima, perdendo tre posizioni, è Reggio Calabria. Il capoluogo di provincia calabrese su tenore di vita, affari/lavoro e servizi è appiattita totalmente. Il patrimonio familiare medio è di 193.000 € contro quello medio nazionale che è di 345.000 €, la dotazione degli asili nido copre meno del 2% dell’utenza. La capitale, Roma, scende si assesta al sedicesimo posto. Nella top ten troviamo solo città del Nord e del Centro (ad esempio Trento, Sondrio, Bolzano, Cuneo, Aosta, Firenze, Siena). Nella bassa classifica invece torna protagonista il Sud, dove “emergono”, oltre Reggio Calabria, Caserta, Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro, Messina, Agrigento e Salerno, giusto per citare qualche capoluogo di provincia.
Insomma è evidente che ancora una volta l’Italia è divisa in due, spaccata a metà. La ricerca dovrà offrire certamente qualche spunto e riflessione a chi amministra le città situate in fondo, altrimenti il divario inesorabilmente crescerà di anno in anno.