“Non abbiamo niente da cedere o da negoziare con i golpisti! Colui il quale dichiari l’indipendenza, farà la stessa fine di chi l’ha dichiarata proprio 83 anni fa”. È questo l’avviso che Pablo Casado, vicesegretario alla comunicazione del Partido Popular ( la forza politica di cui fa parte il premier spagnolo Mariano Rajoy) ha indirizzato questo lunedì al presidente della Generalitat Catalana Carles Puidgemont. Il 6 ottobre del 1934 Lluís Companys, presidente catalano, dichiarò l’indipendenza della regione. Per questo fu subito incarcerato dalle autorità franchiste. Nel 1940, dopo essere stato detenuto dalla Gestapo durante il suo esilio in Francia, Companys fu fucilato dal regime spagnolo. Dopo la polemica suscitata dalla sua dichiarazione, Casado ha chiesto a El Pais di rettificare, affermando che intendeva riferirsi solo alla possibile incarcerazione e non alla condanna a morte.
Rettifiche a parte, i popolari hanno trovato subito l’appoggio dei socialisti. “Supporteremo la risposta dello Stato di diritto di fronte a qualsiasi tentativo di distruggere l’armonia sociale”, ha commentato Pedro Sanchez, leader del PSOE. Sanchez, ha però chiarito di essere pronto a “sostenere le giuste domande della Catalogna al Parlamento nazionale di Madrid” se gli indipendentisti faranno marcia indietro.
Nelle ultime ore, sia la Francia che la Germania hanno ribadito di essere a favore dell’unità della Spagna, schierandosi con la volontà dell’esecutivo di Madrid. La cancelliera Angela Merkel, impegnata a creare una coalizione per il nuovo governo tedesco, non ha ancora reso nota la sua posizione in caso vincessero gli indipendentisti. La ministra degli affari europei francesi Nathalie Loiseau, ha chiarito che il suo Paese non riconoscerà la Catalogna. In un’intervista al canale CNews. Loiseau ha affermato che la Spagna è una democrazia che ha già concesso un livello di autonomia “particolarmente alto” alle sue regioni e “la crisi va risolta con il dialogo”.