Uno dei piatti più in voga degli ultimi anni è sicuramente il sushi. Chi non è stato attratto dai colori e dalle forme di questo alimento cosi particolare?
Ma, analizzando meglio la composizione nutritiva del famoso piatto giapponese, potremmo avere delle sorprese.
Dal punto di vista nutrizionale, il sushi è un alimento poco calorico, bilanciato, ricco di vitamine, proteine, omega3 e quasi privo di colesterolo. I vari ingredienti che lo compongono hanno diversi benefici.
Tra questi possiamo citare l’algha nori ricca di proteine, minerali – in particolare iodio – nonchè vitamine A, BI, B2, B6, C e niacina. Questi elementi naturali hanno effetti assai benevoli sull’organismo umano, in quanto sono capaci di prevenire l’accumulo di depositi di colesterolo nelle arterie.
Abbiamo poi la soia, ricca di magnesio, potassio e ferro. Questa contiene fitoestrogeni, usati con successo nel trattamento dei disturbi della menopausa.
Il wasabi, invece, ha un alto contenuto di vitamina C e proprietà antiossidanti che sono in grado di rallentare l’invecchiamento cellulare del nostro organismo. Esso, inoltre, ha proprietà antibatteriche che sono in grado di contrastare l’attività del batterio helicobacter pylori responsabile delle ulcere gastriche.
Un altro ingrediente presente nel sushi è lo zenzero, antisettico naturale capace di rafforzare il sistema immunitario, aiutando il corpo a combattere raffreddamenti e influenze.
Ed infine abbiamo l’aceto che favorisce la digestione e diminuisce il rischio di ipertensione. Quest’ultimo, peraltro, in forma diluita è un efficace trattamento per la pelle.
I vantaggi salutistici della tipica alimentazione giapponese, a base di riso e pesce, sono ampiamente confermati e spesso si cita come controprova l’aspettativa media di vita dei giapponesi che è la più elevata al mondo.
Ma i pericoli per la salute, collegati al consumo del pescato, certamente esistono. Mangiare pesce crudo, infatti, può esporre a batteri, virus e parassiti. Il più pericoloso tra questi organismi si chiama anisakis, parassita che si annida nelle pareti dello stomaco con conseguenze a dir poco spiacevoli: può infatti provocare dolori addominali, nausea, disturbi intestinali ed a volte febbre.
Un altro problema rilevante è dovuto alla presenza di metalli pesanti nei tessuti animali, mercurio in particolare. Questo è presente negli oceani a causa di fenomeni di inquinamento atmosferico e vi arriva mediante le precipitazioni atmosferiche. Sono stati registrati casi di intossicazione anche gravi dovuti a questo metallo pesante. E non c’è affatto da scherzare sugli effetti dell’accumulo di mercurio nell’organismo: si va dalle patologie delle mucose (asma, congiuntiviti, riniti allergiche) a quelle di fegato, pancreas e reni. In particolare, fra gli effetti più gravi ci sono, oltre al cancro, anche alterazioni a carico del sistema nervoso centrale che causano epilessie, sclerosi e distrofie.
Tra i pesci quello più ricco di mercurio è il tonno. Anche il consumo di pesci “grassi” come il salmone nasconde un’insidia dovuta all’accumulo di diossina, sostanza di sintesi più tossica in assoluto che può portare a diverse forme tumorali.
Per concludere, è importante sapere che il Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, prevede che i pesci consumati crudi debbano essere lasciati nel congelatore a -20 °C per almeno 24 ore. Infatti il congelamento, così come il calore della cottura, uccide i parassiti.
La miglior forma di prevenzione di tali conseguenze è, senz’altro, quella di limitarne il consumo.