A poche ore dalla conclusione degli scrutini, un dato è certo: la Polonia ha svoltato a destra!
Nelle consultazioni politiche di ieri, infatti, la popolazione polacca ha incoronato la premier designata Szydlo del partito euroscettico ed ultra-nazionalista Diritto e Giustizia (Pis) dell’ex primo ministro Kaczynski (fratello del celebre Lech).
Stravinte le politiche con la maggioranza assoluta dei seggi, la neo eletta premier, già da domani, sarà al lavoro per formare un esecutivo senza alleati (salvo sorprese dell’ultima ora) e, per la prima volta nella storia post-comunista del Paese, senza alcun partito d’opposizione di sinistra in parlamento.
Pochi ed inconfutabili i dati certi. In primo luogo, Diritto e Giustizia è inequivocabilmente il grande vincitore di oggi, con la 52enne antropologa Beata Szydlo che avrebbe conquistato – secondo stime ancora approssimative – il 39,1 % dei voti, mentre la sua avversaria ed attuale premier centrista Kopacz, spodestata anche dal vertice del partito, si sarebbe fermata intorno al 23,4%; secondariamente, l’affluenza registrata è molto più alta rispetto ai più recenti appuntamenti elettorali polacchi (alle 17 aveva votato già il 38,97 per cento degli aventi diritto); infine, queste mostrano, per l’ennesima volta, il quadro di un Paese letteralmente spaccato in due: da un lato, le regioni orientali, più povere e rurali, massicciamente schierate con il PiS (e hanno votato di più) e dall’altro, le città e le aree a ovest della Vistola, compatte nel votare la Piattaforma Civica.
Tra i punti fermi della campagna elettorale della destra conservatrice, grande perso ai fini del successo finale hanno assunto: la strenua opposizione ai flussi migratori, ritenuti nocivi per la salute e la sicurezza del Paese; la forte impronta tradizionalista e religiosa (ultra-cattolica) del movimento ed il rilancio di una politica economica interventista da parte dello Stato, per sottrarre il Paese allo «strapotere di Bruxelles» e alle sue direttive anti-polacche, soprattutto quelle energetiche.
è opinione diffusa, tra politologi ed esperti del settore, che il voto di ieri influirà notevolmente sul ruolo che la Polonia rivestirà in Europa, in specie con riguardo al tema della crisi dei rifugiati. Difatti, sebbene la quasi totalità dei suoi cittadini (91%) si sia dichiarata europeista, a Varsavia non pare abbiano gradito l’imposizione europea delle c.d. quote rifugiati: già il presidente del PiS, Jarosław Kaczynski, ha ammonito sul rischio di diffusione di malattie che comporterà l’accoglimento degli oltre 7.000 richiedenti asilo in Polonia mentre la futura premier Beata Szydło (spesso paragonata a Marine Le Pen), ha ammesso di ispirarsi alle politiche, non certo ospitali, dell’ungherese Orban. Il rischio è che l’ultranazionalismo Polacco possa, paradossalmente, favorire Putin, rafforzando ulteriormente le fila di quello schieramento che vorrebbero un’Unione europea più debole e un’Europa nuovamente disgregata.