Una trasfusione di sangue potrebbe portare ad ammalarsi di Alzheimer. Lo studio condotto dalla University of British Columbia di Vancouver su topi da laboratorio, ha messo in luce che la beta-amiloide, proteina importante nel meccanismo che innesca il morbo, che è prodotta nel cervello e in altre zone periferiche del corpo, dopo essere passata tramite trasfusione da una cavia malata ad una sana, provoca in quest’ultima lo sviluppo della demenza.
“È la prima volta – dichiara il professor Weihong Song, capo del team di ricerca – che si dimostra che la proteina beta-amiloide penetra nel sangue e nel cervello da un altro topo e provoca i sintomi dell’ Alzheimer”.
Eppure, nel 2016, i risultati di un altro studio avevano invece evidenziato che due milioni di pazienti svedesi e danesi sottoposti a trasfusioni di sangue da persone affette dal morbo, non avevano aumentato il rischio di contrarre la malattia.
“Ciò non esclude che possano emergere in futuro casi di malattia correlati alle trasfusioni infette dalla proteina beta-amiloide – dichiara Gustaf Edgren del Karolinska Institutet di Stoccolma – Il team canadese ha mostrato che è possibile indurre le placche nei topi connettendo la circolazione, rafforzando l’ipotesi che la proteina beta-amiloide è in qualche modo ‘infettiva’ ”.
E questo, dicono i ricercatori, più che allarmare, può aprire nuove piste verso la cura definitiva.