Brexit. Pochi ne parlano, ma il 23 giugno qualcosa cambierà certamente. La Gran Bretagna si recherà alle urne per votare al referendum in merito all’uscita o meno dall’Unione Europea. Ed il risultato sicuramente andrà a colpire le sorti di tutti gli altri stati membri dell’Europa, con un Cameron (attuale premier britannico) in preda a forti dubbi e messo in discussione dal popolo per la sua non posizione, chiara e netta, referendaria. Secondo le prime proiezioni in molti sono a favore (Leave) della Brexit; la questione immigrati, la sicurezza sociale, la difesa del territorio senza ombra di dubbio sono il contorno perfetto per un bel SI. Ed in più l’uscita della Gran Bretagna darebbe un segnale marcato ai poteri dell’economia e della finanza, a questi poteri che vorrebbero rimanere in Europa per contare.
Il nostro Paese, in teoria, sarebbe il meno esposto al contraccolpo economico che l’Europa potrebbe subire in caso di Brexit. Visco (Banca d’Italia) suppone invece probabili emulatori di codesto tema referendario, con ferma paura per il mercato europeo. Difatti la sterlina si è già indebolita rispetto alla moneta unica, e con la Brexit potrebbe perdere addirittura un ulteriore 15-20%. Il Pil britannico già nei primi mesi ha subito un ridimensionamento dello 0,5%, e con il Remain (No uscita dall’Europa) si attesterebbe invece ad un positivo 2%. E se invece dovesse vincere il Leave? Sicuramente nel breve, immediato, periodo ci sarebbe molta incertezza e poca stabilità in tutta Europa. “Perdere” una Paese come il Regno Unito non è roba semplice. Probabile, come appunto ricordava Visco, la nascita di voglie indipendentiste un po’ in giro per l’Europa, sopratutto guardando verso Est. Forse, solo nel medio-lungo periodo, si potrebbe addirittura parlare di accelerazione europea. Magari dopo questa eventuale batosta politica, sociale e monetaria, gli altri Stati membri potrebbero rinsavire. Chissà.
Ad oggi un’unica certezza, il 23 giugno l’Europa cambia.